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TRUFFALDINO. No, no me piase; e in mezzo no ghe
mett gnente?
Letteratura italiana Einaudi 54
Carlo Goldoni - Il servitore di due padroni
BRIGHELLA. Bisognerave che fessimo cinque piatti.
TRUFFALDINO. Ben, far cinque piatti.
BRIGHELLA. In mezzo ghe metteremo una salsa per el
lesso.
TRUFFALDINO. No, no sav gnente, caro amigo; la salsa
no va ben in mezzo; in mezzo ghe va la minestra.
BRIGHELLA. E da una banda metteremo el lesso, e da
st altra la salsa...
TRUFFALDINO. Oib, no faremo gnente. Voi altri lo-
candieri sav cusinar, ma no savi metter in tola. Ve in-
segner mi. F conto che questa sia la tavola (s ingi-
nocchia con un ginocchio, e accenna il pavimento).
Osserv come se distribuisse sti cinque piatti; per
esempio: qua in mezzo la minestra (straccia un pezzo
della lettera di cambio, e figura di mettere per esempio
un piatto nel mezzo). Qua da sta parte el lesso (fa lo
stesso, stracciando un altro pezzo di lettera, e mettendo
il pezzo da un canto). Da st altra parte el fritto (fa lo
stesso con un altro pezzo di lettera, ponendolo all in-
contro dell altro). Qua la salsa, e qua el piatto che no
cognosso (con altri due pezzi della lettera compisce la
figura di cinque piatti). Cossa ve par? Cus anderala
ben? (a Brighella).
BRIGHELLA. Va ben; ma la salsa l troppo lontana dal
lesso.
TRUFFALDINO. Adesso vederemo come se pol far a ti-
rarla pi da visin.
SCENA TREDICESIMA
Beatrice, Pantalone e detti.
BEATRICE. Che cosa fai ginocchioni? (a Truffaldino).
Letteratura italiana Einaudi 55
Carlo Goldoni - Il servitore di due padroni
TRUFFALDINO. Stava qua disegnando la scalcaria (s al-
za).
BEATRICE. Che foglio quello?
TRUFFALDINO. (Oh diavolo! la lettera che el m ha da!).
BEATRICE. Quella la mia cambiale.
TRUFFALDINO. La compatissa. La torneremo a unir...
BEATRICE. Briccone! Cos tieni conto delle cose mie?
Di cose di tanta importanza? Tu meriteresti che io ti
bastonassi. Che dite, signor Pantalone? Si pu vedere
una sciocchezza maggior di questa?
PANTALONE. In verit che la x da rider. Sarave mal se
no ghe fusse caso de remediarghe; ma co mi ghe ne
fazzo un altra, la x giustada.
BEATRICE. Tant era se la cambiale veniva di lontan pae-
se. Ignorantaccio!
TRUFFALDINO. Tutto el mal l vegn, perch Brighella
no sa metter i piatti in tola.
BRIGHELLA. El trova difficolt in tutto.
TRUFFALDINO. Mi son un omo che sa...
BEATRICE. Va via di qua (a Truffaldino).
TRUFFALDINO. Val pi el bon ordine...
BEATRICE. Va via, ti dico.
TRUFFALDINO. In materia de scalcheria no ghe la cedo
al primo marescalco del mondo (parte).
BRIGHELLA. No lo capisso quell omo: qualche volta l
furbo, e qualche volta l alocco.
BEATRICE. Lo fa lo sciocco, il briccone. Ebbene, ci da-
rete voi da pranzo? (a Brighella).
BRIGHELLA. Se la vol cinque piatti per portada, ghe vol
un poco de tempo.
PANTALONE. Coss ste portade? Coss sti cinque
piatti? Alla bona, alla bona. Quattro risi, un per de
piatti, e schiavo. Mi no son omo da suggizion.
BEATRICE. Sentite? Regolatevi voi (a Brighella).
BRIGHELLA. Benissimo; ma averia gusto, se qualcossa
ghe piasesse, che la me lo disesse.
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Carlo Goldoni - Il servitore di due padroni
PANTALONE. Se ghe fusse delle polpette per mi, che
stago mal de denti, le magneria volentiera.
BEATRICE. Sentite? Delle polpette (a Brighella).
BRIGHELLA. La sar servida. La se comoda in quella ca-
mera, che adessadesso ghe mando in tola.
BEATRICE. Dite a Truffaldino che venga a servire.
BRIGHELLA. Ghe lo dir, signor (parte).
SCENA QUATTORDICESIMA
Beatrice, Pantalone, poi Camerieri, poi Truffaldino.
BEATRICE. Il signor Pantalone si contenter di quel po-
co che daranno.
PANTALONE. Me maraveggio, cara ella, x anca troppo
l incomodo che la se tol; quel che averave da far mi
con elo, el fa elo con mi; ma la vede ben, gh ho quella
putta in casa; fin che no x fatto tutto, no x lecito
che la staga insieme. Ho accett le so grazie per de-
vertirme un pochetto; tremo ancora dalla paura. Se
no gieri vu, fio mio, quel cagadonao me sbasiva.
BEATRICE. Ho piacere d esser arrivato in tempo. (I Ca-
merieri portano nella camera indicata da Brighella tut-
to l occorrente per preparare la tavola, con bicchieri, vi-
no, pane ecc.)
PANTALONE. In sta locanda i x molto lesti.
BEATRICE. Brighella un uomo di garbo. In Torino
serviva un gran cavaliere, e porta ancora la sua livrea.
PANTALONE. Ghe x anca una certa locanda sora Ca-
nal Grando, in fazza alle Fabbriche de Rialto, dove
che se magna molto ben; son st diverse volte con cer-
ti galantomeni, de quei della bona stampa, e son st
cus ben, che co me l arrecordo, ancora me consolo.
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Carlo Goldoni - Il servitore di due padroni
Tra le altre cosse me recordo d un certo vin de Borgo-
gna che el dava el becco alle stelle.
BEATRICE. Non vi maggior piacere al mondo, oltre
quello di essere in buona compagnia.
PANTALONE. Oh se la savesse che compagnia che x
quella! Se la savesse che cuori tanto fatti! Che since-
rit! Che schiettezza! Che belle conversazion, che
s ha fatto anca alla Zuecca! Siei benedetti. Sette o ot-
to galantomeni, che no ghe x i so compagni a sto
mondo. (I Camerieri escono dalla stanza e tornano ver-
so la cucina.)
BEATRICE. Avete dunque goduto molto con questi?
PANTALONE. L che spero de goder ancora.
TRUFFALDINO. (col piatto in mano della minestra o della
zuppa) La resta servida in camera, che porto in tola (a
Beatrice).
BEATRICE. Va innanzi tu; metti gi la zuppa.
TRUFFALDINO. Eh, la resti servida (fa le cerimonie).
PANTALONE. El x curioso sto so servitor. Andemo
(entra in camera).
BEATRICE. Io vorrei meno spirito, e pi attenzione (a
Truffaldino, ed entra).
TRUFFALDINO. Guard che bei trattamenti! Un piatto
alla volta! I spende i so quattrini, e no i gh ha niente [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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