[ Pobierz całość w formacie PDF ]
fetti del viaggi sulle scimmie e sui cani trasportati. Poi sarebbe tornato verso la Terra,
tentando un atterraggio morbido.
Era un progetto ambizioso, d accordo, e poteva anche riuscire. Io, per, avevo i
miei dubbi. Avevo visto i grossi missili Americani e adesso ero l unico a esaminare
da vicino quelli della concorrenza, e vi dico che la differenza saltava all occhio.
Quelli americani sono tutti lustri e precisini, con la loro vernice fresca e brillante che
un piacere guardarli. Quelli sovietici sono invece il risultato del lavoro di abilissimi
tecnici che per non hanno n tempo n soldi da buttare via per renderli gradevoli
all occhio. Non erano neanche verniciati. Le lastre di metallo grezzo su cui spiccava-
no evidenti le linee di saldatura, erano di colore diverso, qualcuna persino arrugginita.
Insomma, avevano l aria della cosa non finita, anche se non era vero.
Per il Lunik era molto pi grosso dei pi grossi missili americani, e il sistema di
connessione dei diversi stadi era completamente diverso dal nostro. Credo anzi che il
segreto della sua potenza fosse proprio qui: differente sistemazione degli stadi e car-
burante pi potente. Esaminai da vicino la sezione conica di testa che non era stata
ancora allogata al suo posto, per vedere dove potevo mettermi. Poi aspettai quattro
giorni. Finalmente, con gli elevatori alzarono il cono e lo incastrarono in cima la mis-
sile vettore. Quando tutto fu pronto - cavi, strumenti, apparecchi - portarono a bordo
gli animali, e cos seppi che mancavano due ore al lancio. Avevo gi scoperto dove
conservavano le tute pressurizzate, che logicamente adesso sono dette spaziali, e ne
avevo trovate della mia misura. Io sono piccolo, ma i Russi sono gente pratica e molti
dei loro astronauti sono donne. Quindi avevano predisposto anche indumenti e caschi
e tute di misura piccola. Mi misi un equipaggiamento completo e in pi presi tutto
quello di cui avrei potuto avere bisogno. Poi dissi addio al mondo, mi arrampicai per
l incastellatura e m infilai nella sezione conica. Scaricati gli animali, collegai i tubi
della tuta alle valvole della riserva di ossigeno, dato che l unico carico doveva essere
il sottoscritto. Kernit Langley, oltre ad apparecchi di registrazione, video, audio, ec-
cetera, che avrei staccato appena partito.
Credo che gi prima del lancio si fossero accorti che qualcosa non andava. Il basso,
l sul campo, ci fu un grande adirivieni, e vicino ai bunker del controllo operativo vi-
di un tizio che discuteva animatamente con un altro, tenendo in braccio uno dei cani
che avevo scaricato. Per il conto alla rovescia continu. Mi stesi sullo spesso mate-
rasso di gomma piuma che in origine doveva servire ad attutire lo shock della parten-
za agli animali. Avevo da tempo rinunciato a riflettere sulla pazzia che stavo per
compiere e deciso di fissare i miei pensieri solo verso il futuro, e di tentare comunque
di ignorare l inevitabile realt della mia prossima morte.
Il conto alla rovescia giunse alla fine. Il missile si lanci verso il cielo.
Caso mai dovesse venirvi la tentazione di fare il pilota di un missile non progettato
per la guida umana, non fatelo. Non provateci nemmeno! Il missile russo non era sta-
to costruito per l uomo. Serviva a mala pena per gli animali che avrebbe dovuto tra-
sportare con imbottiture per loro sufficienti perch non risentissero troppo
dell accelerazione. Ma, mentre per ogni animale c era una nicchia nell imbottitura, io
fui costretto a strappare via misuratori e cavi per potermi sistemare alla meglio, di
traverso. Per un po' stavo rannicchiato con le ginocchia, poi cercavo di muovermi e
distendermi. Non ci riuscivo, e allora mi mettevo di schiena, i piedi pi in alto della
testa, come in un amaca troppo corta e stretta. Tutt intorno avevo un sacco di stru-
menti che mi portavano via un mucchio di spazio vitale. C erano i tubi dell ossigeno,
un serbatoio d acqua, un piccolo ma funzionante depuratore sempre per l acqua e vari
tipi di congegni elettronici. Presumo che fra gli altri fossero compresi un contatore di
raggi cosmici e varie apparecchiature di controllo, ma siccome me ne intendo molto
poco, non potrei giurarlo.
Il distacco da terra fu brutale. Cominci piano piano, tanto che potei sentire il mis-
sile che si alzava sulla rampa di lancio. Lo fece lentamente, ma, appena si fu staccato
da terra, acceler con una progressione intollerabile. Mi sentii schiacciare la schiena
contro il pavimento ed ebbi la netta percezione del mio corpo che lottava istintiva-
[ Pobierz całość w formacie PDF ]